Elizabeth Peyton e Camille Claudel, nate a un secolo di distanza, fra New York e Parigi, pittura e scultura, sono in mostra insieme a L’Accademia di Francia, Roma, fino al 7 gennaio. Nel descrivere la mostra Éternelle Idole, ideata dalla direttrice Muriel Mayette-Holtz e curata da Chiara Parisi, Peyton ribalta la celebre frase di Shakespeare affermando che “due stelle possono condividere una stessa orbita”. Già prima di entrare si è dentro: il muro della facciata di Villa Medici “cornice di un racconto, membrana architettonica che fa da ‘coperta’ a secoli di storia, a trasformazioni sociali e culturali” come scrive la Parisi, è in ristrutturazione. La Peyton lo copre con un telo monumentale, “riscrive la storia”, assemblaggio d'immagini, una foto di Les Amants di Claudel, il volto di David Bowie, una foto della Masque di Claudel, scolpita da Rodin – suo amante. Alcune delle opere di Rodin sono in mostra insieme a quelle delle due donne: Peyton crea una triangolazione tra la relazione romantica-artistica Claudel-Rodin e se stessa. In una conversazione con il pianista David Fray l'artista americana, dice, pensando al lavoro della Claudel e di Rodin, che “la violenza della bellezza descrive molto bene l’espressività nel loro lavoro – l’impronta delle mani, quella bellezza inquietante” e continua, “so che per me, con la pittura, per un millimetro da un lato piuttosto che dall’altro di una linea delle labbra viene fuori un personaggio totalmente diverso, una sensazione, uno stato d’animo completamente diverso”. Elizabeth Peyton ha debuttato come pittrice negli anni '90 a NY in una stanza del Chelsea Hotel. A 27 anni le sue immagini di persone (non ritratti) di Napoleone, Ludwig II re di Baviera, il re della Thailandia, basate su fotografie o ripresi dalla vita reale, di amici o di star musicali, di personaggi morti o vivi, con la loro cifra intimista e una varietà di segni precisi e intuitivi, erano già sulla bocca di tutti. Ma la sua carriera è decollata grazie alle opere ispirate dal suicidio di Kurt Cobain, con le quali si è conquistata un ruolo nel contemporaneo: capelli lunghi, occhi azzurri, labbra rosse e pelle pallida. Alcuni critici si sono lamentati del fatto che la maggior parte dei suoi soggetti siano uomini - i rocker britannici Johnny Rotten e Sid Vicious, Liam e Noel Gallagher, Jarvis Cocker e star del cinema come Leonardo DiCaprio: tutti sembravano femminizzati e un po 'simili, emaciati, sottili, romanticamente decadenti. Invece Claudel amava lavorare su soggetti femminili di piccole dimensioni, attraverso la forza assoluta del gesto con cui l’artista ha scolpito una varietà di materiali, dal gesso al marmo, al bronzo. Peyton applica i suoi colori in pennellate ampie e vigorose, lo stile è astratto, espressionista. L'effetto vivido e immediato, quasi imbarazzante per quanto è personale. Nei lavori della Peyton come in quelli di Claudel, resta sempre qualcosa d'incompiuto, di non detto: “I più grandi attori non fanno molte facce in modo da lasciare più spazio per te – te spettatore, perché se loro si emozionassero eccessivamente non ci sarebbe più spazio per le sensazioni altrui, le esaurirebbero tutte loro. E con la pittura, penso che accada lo stesso. Io ho cercato di essere sempre più minimale, di non metterci tutto, di trattenermi dal descrivere ogni cosa”.
Valeria Montebello