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Prospettiva pop

Gli edifici del costruttivismo russo, palazzi del popolo austeri e funzionali, sono l’ispirazione per nuove architetture inclusive. Mentre gli originali, decaduti, vengono ristrutturati
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Essenziali e magnetici, funzionali e disegnati per accogliere il popolo. Questi i valori del Costruttivismo Russo, una delle prime e più radicali correnti e avanguardie del ’900. Il primo movimento che ha avuto il coraggio di rifiutare l’architettura dei palazzi imperiali, degli obelischi patriottici, delle ville nobiliari e dei grandi magazzini per la borghesia per dedicarsi esclusivamente a spazi pubblici, luoghi di lavoro, uffici e quartieri popolari. Il costruttivismo è anche sinonimo di volumi puri, potenti e senza fronzoli. Non bisogna quindi stupirsi che da sempre gli architetti ne siano affascinati. Ma a quasi un secolo dalla pubblicazione del Manifesto Costruttivista cosa resta e come si è evoluta la sua eredità? In che modo i valori di “architettura sociale” iniziale si rapportano alla società globale del XXI secolo?
Da un lato il mondo internazionalizzato ha permesso un melting-pot di culture, sensibilità e scambio di idee mai visto prima nella storia dell’umanità, che può abbracciare la vocazione inclusiva del movimento, dall’altro il consumismo e lo sviluppo immobiliare esponenziale poco interessato alle fasce sociali più deboli contrastano con l’imprinting originale.
La matrice più potente del genere è la capacità di affascinare con forme semplici e dinamismi geometrici al contempo austeri, funzionali e inclusivi. È infatti ispirato alla “Serie Proun” di El Lissitzky l’Elit Proun Bar dello studio Carmody Groarke, un cluster di lingotti in alluminio con ripiani in marmo, nominato tra i 50 bar di design più innovativi del 2018 e che ha debuttato alla mostra “Wallpaper Handmade” durante l’ultima design week di Milano. Lo studio basato a Londra ha voluto tradurre i disegni del maestro dell’Avanguardia Russa in un cocktail totemico e magnetico, che «si staglia, attrae e si impone al centro della stanza», commenta Kevin Carmody. La Serie Proun di El Lissitzky ha ispirato anche l’architetto messicano Frida Escobedo per disegnare il Serpentine Pavilion 2018 nei Kensington Gardens di Londra. La struttura è composta da due stanze rettangolari disposte ad angolo che creano zone intime di raccoglimento e spazi più ampi, e attraversate da specchi d’acqua. «Di El Lissitzky ho voluto cogliere l’abilità di concepire lo spazio in frammenti ma allo stesso tempo come totale», commenta Escobedo, il più giovane architetto a creare un padiglione per la Serpentine Gallery. La struttura rappresenta un esempio di come l’heritage costruttivista si possa sposare con lo scambio interculturale di oggi. Il padiglione concilia infatti elementi legati alla cultura messicana e britannica. Le pareti sono composte da una trama di tegole scure ispirata alle tipiche soluzioni delle case messicane che permettono una maggiore areazione. Sono stati invece utilizzati materiali caratteristici delle case inglesi nella tradizionale tonalità grigio scuro.

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A sinistra. È ancora in fase di costruzione il Silhouette building, Mosca, progettato da MVRDV. Immagine di MVRDV. A destra. Palazzo Mosselprom a Mosca (1925). Progettato da Nikolai Strukov è noto per i pannelli dipinti dagli artisti Alexander Rodchenko e dalla moglie Varvara Stepanova. Foto Andrey Kryurichenko.

A Mosca, lo studio Monoloko Design ha appena completato il Galaxy Bar e Bottle Shop, un insolito pub ispirato agli ideali di Malevich e dell’Avanguardia Russa. Pareti deep-blue fanno da sfondo a cubi di marmo e volumi geometrici, un neon flessibile si snoda sul soffitto come la scia di una galassia. «Abbiamo voluto dare forma a uno spazio astratto, un universo illimitato, monocromo che aiuti la mente a rilassarsi per espandere le percezioni umane», commentano i designer.
Ma il mondo globale è anche quello che spesso favorisce lo sviluppo immobiliare e il puro consumismo a discapito del benessere delle fasce sociali più deboli e esposte ai cambiamenti del mercato. Valori decisamente opposti a quelli del Costruttivismo. Non è forse un caso che molti dei più iconici edifici costruttivisti di Mosca siano in grave stato di abbandono, se non a rischio di crollo. Da anni il collettivo nomade Baklazanas si batte “per sensibilizzare i russi e la comunità internazionale degli architetti sull’importanza di preservare e tutelare edifici che meriterebbero di essere Patrimonio dell’Umanità”. Per questo hanno creato una mappa di Mosca che celebra 180 edifici costruttivisti tra i più importanti e in pericolo tra cui la Casa Melnikov, il Palazzo Mosselprom e la Torre Radio Šuchov.

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Il garage Mossovet, oggi Bus Garage N4, progettato dagli architetti Melnikov e Shukhov (1926-1929). Foto di Sergey Norin
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A sinistra. Zayadje Park (2017), Mosca - commissionato da Sergey Kuznetsov e progettato da Diller Scofidio + Renfro con Hargreaves Associates e Citymakers. Foto di Iwan Baan. A destra. Elit Proun Bar al “Wallpaper Handmade”, Milan Design Week, firmato Studio Carmody Groarke 2018. Foto di Mauro Consilvio

Una storia particolare la merita il complesso residenziale Narkomfin - uno dei primi esempi di social housing dell’architettura contemporanea - che, dopo anni di completo abbandono sta per vivere una nuova fase. Completato nel 1930 da Moisey Ginzburg, l’imponente blocco di cemento era stato concepito come un innovativo modello di palazzo residenziale per il popolo. Decaduto, occupato e mai ristrutturato era a rischio demolizione. Architetti internazionali si sono battuti per salvarlo dai bulldozer. Da fine 2017, Alexei Ginzburg, nipote dell’architetto originale, sta portando avanti il progetto di recupero e restauro che ospiterà appartamenti privati (come nella finalità originaria), un museo e anche un hotel di lusso e boutique, questi ultimi, non proprio in linea con i valori socialisti.
Non tutti gli edifici sono a rischio. È bella la storia del garage degli autobus Bakhmetevsky a Mosca. Originariamente disegnato da Konstantin Melnikov e Vladimir Šuchov nel 1926, l’edificio è stato da poco restaurato e ospita il Museo Ebraico e della Tolleranza che ripercorre con installazioni interattive e mostre multimediali la storia cruda, la vita quotidiana della comunità ebraica russa da Caterina la Grande ai giorni nostri.
L’imprinting modulare costruttivista ha ispirato infine lo studio olandese MVRDV per disegnare il Silhouette building all’incrocio tra l’Academician Sakharov e la Sadovaya-Spasskaya, a Mosca. Il complesso residenziale e commerciale ha la facciata coperta di ceramica rossa: un “gate” verso il futuro della città che ne richiama la storia.

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