Anna Cleveland: ritratto di una musa
Volto affilato, lineamenti alla Modigliani, sguardo ipnotico e charme da vendere: è inconfondibilmente Anna Cleveland. Una bellezza fuori dagli schemi, la sua, che ha incantato fotografi e designer, lanciando la giovanissima mannequin nell’Olimpo della moda mondiale. Figlia d’arte, come Kaia Gerber o Georgia May Jagger, Anna Cleveland ha ereditato dalla madre Pat Cleveland il fascino sexy androgino che la rese leggendario volto degli anni Settanta. A soli 2 anni posava per il suo primo editoriale di moda, a 4 anni calcava già la passerella di Moschino, a 13 era da Chanel con la madre e il fratello. Altezza svettante su un fisico sottilissimo, la bellezza particolare di Anna Cleveland a 13 anni le attira i flash dei fotografi. Tante le collaborazioni, a partire da quella con Jean Paul Gaultier e Zac Posen, di cui la modella diviene musa a soli 17 anni. Anna è nata in Olanda, patria del padre, il fotografo Paul van Ravenstein, ma è cresciuta a Stresa, sul Lago Maggiore e nonostante ora viva a New York, dell’Italia è davvero innamorata.
Come ti sei avvicinato alla carriera di modella e perché?
Sono cresciuta in questo business, è parte del mio sangue, quasi un pedigree. Mia madre, Pat Cleveland e mia zia Apollonia Van Ravenstein, erano entrambe supermodelle e mi ci sono voluti anni per capire quanto questo mondo fosse speciale e che dovessi metterci del mio per poterlo accettare. Quando accetti il tuo destino, quello che deve essere si manifesta.
Quali sono i lati positivi e negativi dell'essere una top model?
È stato impegnativo viaggiare così tanto in tutto il mondo da una città all'altra a un ritmo così rapido per gran parte della mia vita. Ricordo che per 4 anni ho vissuto in un aereo e sono passata da un set all'altro. Ero più una creatura nomade in transumanza, più che una persona. Quando ho iniziato ad avere successo, ho sicuramente imparato a conoscere la mia forza interiore e anche prendermi cura di me stessa. Ho imparato crescendo quanto una vita da supermodella significhi duro lavoro, al pari di essere un atleta. Io parlo con lo stilista, non mi limito a sfilare, per me è una collaborazione. Mi interessa capire la collezione e sapere come poterla esprimere al meglio.
Hai dichiarato di avere un lato spirituale molto importante, come combinare la frenesia del glamour con un approccio più mindfulness alla vita?
Ho imparato a disciplinarmi, a trovare sempre il tempo per il silenzio, in mezzo al frenetico ronzio della vita di tutti i giorni. Per creare uno spazio rituale all'interno. Anche se il tuo programma è molto impegnato e devi svegliarti alle 6.00 per farlo! Sacrificare un’ora di sonno per meditare, mi ha dato pace e molta più energia.
Qual è il tuo preferito / sono i designer preferiti? Qualche ricordo speciale legato a uno di loro?
Zac Posen, Ralph Rucci, Jean Paul Gaultier, Jeremy Scott, Karl Lagerfeld, Rei Kawakubo, Lavinia Biagiotti, questi sono i nomi dei designer a me più cari. Sono piena di ricordi indimenticabili, creati insieme a questi designer, dai momenti a drappeggiare i vestiti insieme fino alla realizzazione della collezione. Ed è stato un onore essere la loro musa. Ricordo di aver lavorato per 7 anni con Zac Posen, di aver parlato con i clienti per le vendite, di aver ballato insieme a fine lavori. È stato il primo designer che mi ha visto e mi ha chiamato per farmi andare in atelier. Poi ho incontrato Ralph Rucci, lo chiamavo papà Ralph, il suo studio trasmetteva una pace monastica e fu lui a portarmi a Parigi per la prima volta. Mi innamoro di tutto e mi trasferisco a Parigi per lavorare con Jean Paul Gaultier, sarà lui a darmi la possibilità di esprimermi e interpretare le sue creazioni, sembravamo due bambini che giocavano in messo ai tessuti. Jean Paul mi ha anche invitato a prendere parte al suo primo spettacolo teatrale “Fashion Freak Show” al Folies Bergère, una pièce con una media 1.500 persone a serata. Karl Lagerfeld ha portato me e tutta la mia famiglia a fare il fashion show di Chanel quando avevo 13 anni. Ero la ragazza più giovane ad aver mai camminato su una passerella. Negli anni ho anche sfilato ripetutamente per Comme des Garçon e ho partecipato al Met Ball invitata da Rei Kawakubo nel 2017. Ricordo le sfilate di Laura Biagiotti, dove la figlia Lavinia mi faceva da baby sitter. Ricordo di aver visto una delle mie prime sfilate seduta sui gradini di Piazza di Spagna a Roma.
Com'è la tua relazione con l'ambiente? Sostieni qualche causa etica?
Sono cresciuta sul Lago Maggiore in Italia, per me è stato fondamentale per instaurare un rapporto profondo con l’ambiente che mi circonda. Cerco di condurre uno stile di vita sostenibile e in armonia con la natura. Supporto un’organizzazione che si chiama SpaceforGiants, si occupa di rimettere in libertà gli elefanti dopo la cattività.
Cosa vuol dire essere donna oggi? Cos'è una superwoman oggi?
Qualunque cosa! Mettere la dedizione in ogni cosa che fate, con rispetto. Vivere in un elevato stato di coscienza e libertà di espressione.
Sei una femminista? C'è una nuova definizione per questa parola?
Assolutamente lo sono e mi considero femminista ma alla mia maniera. Per me significa essere libere di decidere per conto nostro.
Quali sono le figure femminili che hanno ispirato la tua vita?
Penso sia mia nonna Lady Bird Cleveland, che è un'artista e rappresentante dell’arte afroamericana, da giovane suonava jazz al pianoforte, era una vera ispirazione per le donne di quel tempo. È arrivata da sud senza nulla e ha condiviso il suo sogno di esprimersi per le generazioni a venire. E mia madre, naturalmente, per essere stata una tale icona costantemente pronta reinventarsi calcando le passerelle, come nessun altro al tempo faceva.
Qual è la tua opinione sul caso Weinstein e sul movimento del MeToo ? Ti sei trovata in una situazione in cui temevi la violenza o qualcuno ha cercato di offenderti sessualmente?
Sì, mi sono trovata in quella situazione. È stata un'esperienza terrificante essere vittima di bullismo. Sono da sempre nel settore e non mi sarei mai aspettata che ciò accadesse anche a me, considerando che ero in un ambiente molto protetto. E mi rattrista, a causa della loro mancanza di empatia per l'altro. È importante parlarne e dire quello che è successo o cosa non funziona.
Cosa cambierà nella tua vita dopo che COVID-19 sarà finito? Che cosa hai realizzato durante la quarantena?
Non sappiamo dove ci porterà tutto questo, ma una cosa è certa: nella vita che ci circonda ci sarà più calma, consapevolezza delle energie intorno a noi, occorre fare lo sforzo consapevole di scegliere la pace in ogni azione che intraprendiamo. Per me è stato importante capire che abbiamo bisogno di molto meno di quanto realizziamo. Sono le cose semplici a fare la differenza. Vorrei che la moda diventasse sempre più consapevole nei confronti dei bisogni delle persone.