il nome è di quelli che fanno sognare: Cartagena de Indias, città di pirati e conquistadores, un concentrato di facciate colorate, trionfi di bouganvillee, piazze colme di venditori ambulanti. Trafficata di carrozze tirate dai cavalli, di carrettini di frutta e limonata, di banchetti di street food che vendono empanadas, mais arrostito e la specialità locale, le totalmente addittive arepas di formaggio. Fondata nel 1533 dal conquistador Pedro de Heredia, la città si percorre facilmente a piedi, a partire dalle piazze, le vivacissime San Diego e San Pedro nel Centro Storico, plaza de la Trinidad a Getsemanì, o girandole tutto attorno dagli 11 km delle mura fortificate, costruite tra il 1586 (dopo l’attacco di Francis Drake) e il 1796. A Cartagena si mangia bene: (la cucina mixa tradizioni africane, spagnole ed indigene), vuoi da Moshi, fusion giapponese-caraibico, vuoi da Alma, si beve bene (da Alquimico, da El Baron), ci si godono tramonti bellissimi (al Café del Mar), si balla fino a notte fonda (al Café Havana). Si comprano le arepas dai venditori di street food, i bicchieroni di pezzi di frutta da donne vestite come il logo di Chiquita Banana, si combatte il caldo col gelato al bocadillo o allo zenzero della Gelateria Paradiso, si respira l’odore incredibile del cioccolato colombiano da Chocomuseo o a Republica del Cacao, quello delle piante amazzoniche e dei fiori locali da Loto del Sur, avamposto del marchio colombiano di green beauty. A Cartagena si compra benissimo: mochila wayuu di tutti i colori e borse Arhuaca in lana beige, marrone e nera, magnifiche amache di cotone, il tipico sombrero vueltiao in fibra di palma, canestri e cesti colorati megasize. Ma anche le barche degli spiriti in legno intagliate dalle tribù Wounaan, e i gioielli di Cano ispirati a quelli del Museo dell’oro di Bogotà. Si compra per strada, alle Bovedas (un ex deposito militare che allinea una ventina di negozi), o in shop eleganti come Artesanias de Colombia, El Centro Artesano, Cano, Casa Chiqui. E a Cartagena ci si gode il mare: 45 minuti bastano per arrivare via terra sulla corallina, bianchissima e cipriosa Playa Barù, e immergersi nella sue acque turchesi. Mentre occorre un’ora per raggiungere via mare le 27 isole del Rosario, immerse in un mare di smeraldo. Piccole, coralline, coperte di mangrovie, vere e proprie isole del tesoro, con l’eccezione di Isla Grande, dove si riesce persino a camminare in una giungla bellissima. Si parte alle 8 del mattino, si torna a Cartagena alle 5: il modo migliore per evitare il caldo torrido di molte giornate. La base ideale? Il Tcherassi Hotel+Spa (luxecollection.com), di proprietà di uno dei nomi più noti, con Johanna Ortiz e Edgardo Osorio di Aquazzura, della moda colombiana, Silvia Tcherassi. Atrio azzurro acqua tra i più instagrammati della città, piscina rooftop, stanze minimal, bianche, fresche, grandi, super comode, e soprattutto un ristorante, Ursula Café Bistrò, che serve colazioni strepitose, dai pancake con kiwi, fragole e sciroppo di mais all’avocado toast.