Il tailoring di Alexander McQueen
Una presentazione intima all’interno di un imponente monastero cistercense per raccontare un capitolo nuovo della propria storia. La scelta degli antichi saloni della Charter House di Londra si è rivelata essere vincente e dannatamente McQueen, con la collezione in splendida armonia all’interno degli antichi saloni della struttura. Una presentazione di rinnovata autorevolezza che mira ad allacciare un dialogo e un confronto sempre più articolato con il womenswear e che sceglie di ripartire dalla storia del marchio nella definizione della propria estetica. In particolare, Sarah Burton ha voluto aprire il cassetto della memoria e tornare agli anni 90 e ai numerosi viaggi compiuti in Giappone con Alexander Lee, infondendo alle ricerche stilistiche di quel periodo un’allure decisamente attuale. Colpisce la maniacale cura dei dettagli, tanto nella costruzione quanto nel ricamo: il tailoring è preciso e affilato, a tratti addolcito da delicatissime broderie inglesi, a tratti invece impreziosito da ricami di cristalli e cabochon che ci regalano uno splendida esecuzione di horror vacui.