The Now Icon: Violet Chachki
Dopo la vittoria nel 2015 della settima edizione del reality RuPaul’s Drag Race, Violet Chachki è diventata unʼicona del contemporaneo. È apparsa in spettacoli sold-out con Dita Von Teese e sulle passerelle di Moschino e Prada. Ha appena concluso la sua prima tournée internazionale, “A Lot More Me”, un concentrato di burlesque, drag-show e Cirque du Soleil su musiche di Goldfrapp, Felix da Housecat, Christina Aguilera e Donna Summer remixata da Giorgio Moroder. «Uno spettracolo costruito sulla mia vanità, ma con dentro anche molto amore, auto-accettazione, fiducia in me stessa», spiega Chachki. Il genere noir ha così plasmato il suo immaginario da aver scelto il nome Violet in onore della protagonista del film Bound dei fratelli Wachowski. «Amo Jennifer Tilly, la somiglianza esplicita con Betty Boop. Bound è tra i primi queer movie a essere diventato un cult negli anni ʼ90 grazie a una scena molto esplicita per quei tempi tra Jennifer e Gina Gershon». Dietro la costruzione dei suoi look c’è un’accurata ricerca iconografica: «Sono ossessionata dal glamour anni ʼ50, da Betty Page. Le mie performance non sono spettacoli di burlesque tout court, c’è molto cabaret. Mi stuzzica l’idea di trasformare il glamour in arma di seduzione, ma soprattutto in strumento creativo, funzionale cioè alla costruzione della miglior versione di me stessa. C’è molta vanità senza dubbio, ma anche molta voglia di plasmare chi si vuole essere. Tra i miei riferimenti cʼè anche il fetish, è stato naturale sentirne l’attrazione perché frequentavo una scuola cattolica. Credo che la stessa iconografia cattolica abbia un sottofondo fetish. A me piacciono i giochi di potere, i capovolgimenti di ruolo, le pratiche da dominatrix». Jeremy Scott ha disegnato lo smoking di paillettes per il momento “Violet does Dietrich” dello show, Prada le scarpe. Violet è anche unʼicona fashion: «Provo un profondo rispetto per chi lavora nella moda, per l’artigianalità, per la couture. Ho iniziato a collaborare con alcuni designer per via di una reciproca ammirazione. Ed è pazzesco che abbia potuto conoscere e lavorare esattamente con quelli per cui sentivo grande stima. Sono una donna Mugler, dark, seduttiva, dispotica, forte, indipendente. Qualità che meriterebbero di essere celebrate di più dalle donne di oggi. Thierry Mugler ha reso glamour vere e proprie armature con la sua couture, John Galliano invece rappresenta il fantastico e Dior l’eleganza. Stiamo vivendo quella che definirei la “Golden Era” delle drag. Non siamo mai state così popolari prima d’ora. Non so cosa succederà in futuro e se torneremo a essere underground, ma l’impossibilità di predire ciò che accadrà è già sufficiente per poter immaginare qualcosa di rivoluzionario».
Foto Michelle Du Xuan
Testo Marco Torcasio
Styling Elisa Nalin
Hair stylist Tomoko Ohama @AirportAgency
Make up artist Thierry Do Rinascimento
Assistenti fotografi Joffrey Montes e Adrien Turlais
Assistente stylist Simone Monguzzi
Special thanks Françoise Guittard