"Memorabile.Ipermoda", al Museo MAXXI di Roma la mostra sulla moda ultra-contemporanea
In collaborazione con CNMI e supportata da Fondazione Bulgari, la mostra "Memorabile.Ipermoda" curata da Maria Luisa Frisa e ospitata al MAXXI di Roma, racconta capi entrati nella mitologia moderna.
La prima sfilata di Alessandro Michele per Valentino, che segna il ritorno del designer sulle passerelle dopo l'addio a Gucci nel 2021, ha catalizzato l'attenzione del fashion system, oscurando di gran lunga, lo scorso settembre, ogni altro evento della settimana della moda. Lo show rappresenta il punto di arrivo ideale della mostra "Memorabile.Ipermoda", ospitata al Museo MAXXI di Roma dal 27 novembre al 23 marzo 2025 in collaborazione con Camera Nazionale della Moda Italiana e supportata come main sponsor da Fondazione Bulgari. Un percorso tematico e cronologico che si interroga su quanto la moda e le sue espressioni riescano ancora a rappresentare la contemporaneità. Se il carattere della memorabilità è stato una componente imprescindibile per molti decenni, la mostra si chiede: la moda è ancora memorabile? Quali caratteristiche la rendono tale? Questi sono alcuni degli interrogativi sollevati dalla curatrice Maria Luisa Frisa, che attraverso abiti, accessori, riviste, libri e video racconta il passato recente, anzi recentissimo, della moda. Un'epoca in cui la creatività dei direttori artistici si è dovuta confrontare sempre più con le esigenze dei grandi gruppi del lusso. In un dialogo altrimenti impossibile, capi di haute couture sono messi a confronto con creazioni indipendenti, restituendo una pluralità di prospettive sullo stato dell'arte nella moda contemporanea. Il racconto della moda non può prescindere dai suoi protagonisti, dai giganti - Giorgio Armani, Miuccia Prada, Donatella Versace e John Galliano - messi in conversazione con chi sta ridefinendo i confini dell'estetica attuale, Jonathan Anderson con il suo lavoro da Loewe e il suo marchio omonimo, Matthieu Blazy per Bottega Veneta, Grace Wales Bonner e il nuovo streetwear, Francesco Risso per Marni, il pop di Jacquemus e il gusto sci-fi di Coperni.
L’OFFICIEL ITALIA: Partiamo dalla scelta del titolo di questa mostra: ce lo può spiegare? Che significato attribuisce alla parola “memorabile” e cos'è secondo lei l'ipermoda?
MARIA LUISA FRISA: "Memorabile. Ipermoda" sono i percorsi e le visioni utopiche che la moda propone in una serie di questioni non solo etiche. È il rapporto creativo con il tempo e con gli archivi. È il ruolo del direttore creativo all’interno dei grandi gruppi del lusso e allo stesso tempo il ruolo del design indipendente. La mostra propone un’articolata costellazione di oggetti che la moda oggi produce - abiti, accessori, immagini - organizzati in spazi emblemi di una serie di temi che sono evocazione, interrogazione e restituzione dell’aspirazione della moda a essere memorabile. Il progetto si inserisce inoltre all’interno di un Protocollo di Intesa siglato tra Fondazione MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo e Camera Nazionale della Moda Italiana: una collaborazione della durata triennale in vista della congiunta organizzazione, in territorio nazionale. La moda entra nel museo come disciplina della contemporaneità.
LOI: Com’è nata l’idea di questa mostra e a quale necessità risponde?
MLF: Per me fare una mostra è un modo per mettere a fuoco e rendere in forma tridimensionale le mie idee. Spesso, come in questo caso è una sorta di gioco dei rimandi, innestato improvvisamente da qualcosa visto o letto. Nel caso di "Memorabile.Ipermoda", una lettura che ritorna in mente guardando un’altra mostra. È stata la visita alla mostra alla Fondazione Prada di Venezia "Human Brains It Begins with an Idea" curata da Udo Kittelman che ha creato un collegamento con alcune parti del libro dell’antropologo Carlo Severi "L’oggetto-persona. Rito memoria immagine", che mi hanno fatto pensare a quanto il gesto del vestirsi o della scelta di un abito abbia assunto nella nostra società un significato che trascende l’individuo, per diventare il più delle volte altro rispetto alla personalità e ai desideri di questi. La performatività di un abito può essere indipendente da quella del corpo. Ho cominciato così a pensare agli abiti come “oggetti-persona”, come architetture che non sono calco, forma specchiata dell’individuo. È in questo passaggio che la moda decide di essere Memorabile. Di diventare immagine di cui tutti parlano e che viene moltiplicata da tutti i nostri device, che ipoteca il futuro agendo sulla memoria. Ipermoda precisa il senso di Memorabile. Esprime la necessità della moda in tutte le sue espressioni di estendersi oltre i suoi confini, di occupare gli spazi che possono darle la massima visibilità, di essere un corpo espanso che invade gli schermi dei nostri device e si installa nella nostra immaginazione; la necessità di dominare i territori del piacere, del tempo libero, della bellezza, delle città. Memorabile ha dunque a che fare con la Memoria che diventa immaginazione e misura del futuro.
LOI: Quale arco temporale copre la mostra?
MLF: La mostra copre un arco di tempo che indicativamente va indietro dal 2024 di una quindicina di anni. Naturalmente i confini sono sfumati. Il pezzo più indietro nel tempo è di Victor & Rolf della collezione NO del 2009. I più recenti sono di Valentino by Alessandro Michele della collezione che ha sfilato a Parigi e fine settembre, Pavillon Des Folies.
LOI: Se dovesse scegliere 10 designer tra quelli presenti in mostra, quali secondo lei sono riusciti più di altri a rivoluzionare E influenzare in modo duraturo la moda e l’estetica contemporanea?
MLF: George Kubler in "La forma del tempo. La storia dell’arte e la storia delle cose" scrive che «ogni opera d’arte importante può essere considerata come un avvenimento storico e allo stesso tempo come la soluzione faticosamente raggiunta di un certo problema. Che l’avvenimento sia stato originale o convenzionale, casuale o voluto, goffo o ben condotto è cosa ora irrilevante». Uso questa citazione perché anche nella scelta degli oggetti da mettere in mostra mi sono sempre chiesta se ciascun pezzo fosse precisa rappresentazione di una determinata istanza in un certo momento. Non se fosse brutto o bello, ma se fosse giusto. Giusto rispetto al momento in cui è stato progettato e se fosse un elemento significativo di quello che è diventata la moda negli ultimi anni. Ogni mostra è una nuova opera in cui gli oggetti esposti non sono solo singolarità ma si dispongono innestando una serie di relazioni tra loro che suggeriscono nuove interpretazioni. Ogni designer o brand presente in mostra è presente perché quel determinato lavoro, per me, ha preso parola in quella che è la moda contemporanea. Ogni mostra è frutto delle scelte del curatore e va vista nel suo insieme come opera.
LOI: Quando ha iniziato il suo lavoro di curatela in ambito moda?
MLF: Nella mia prima vita, quando mi occupavo d’arte contemporanea ho curato diverse mostre. Però la prima mostra di moda che ho curato insieme a Francesco Bonami e Stefano Tonchi alla Stazione Leopolda di Firenze per Pitti Immagine è stata "Uniforme. Ordine e disordine" nel 2001. È stata una esperienza molto importante e direi formativa che ha segnato il mio modo di rapportarmi agli oggetti della moda. Come a posteriori mi rendo conto che è stato fondamentale aver studiato storia dell’arte ed essermi occupata d’arte contemporanea che mi hanno dato una postura militante e una attitudine che ancora definisce il mio approccio curatoriale.
LOI: A settembre la sfilata più attesa è stata sicuramente quella di Valentino. Quali capi o accessori ha scelto dalla prima collezione di Alessandro Michele per la maison romana, e perché?
MLF: Ho prima fatto una selezione più ampia di circa sette pezzi e poi da questo gruppo ne ho selezionati due. Mi interessava che in mostra fossero presenti dei pezzi che tenevano insieme la memoria del fondatore e il modo in cui Alessandro Michele ha deciso di affrontare quella memoria, che è anche la sua memoria: una Roma incredibile in cui cinema, arte e moda si mescolavano tenendo insieme le nobildonne romane e gli artisti belli e squattrinati che si muovevano tra piazza del Popolo e il Piper. Quella Roma che lui ha vissuto da bambino anche attraverso la madre che lavorava nel cinema. Una memoria che nel presente di Michele si materializza.
LOI: Potrebbe fare un commento su questa sfilata e sull’importanza o meno dell’estetica di Michele nel mondo della moda?
MLF: Credo che quella sfilata ci abbia riconciliato con quello che è il senso della moda. Perché la moda ha a che fare con la materialità del desiderio. Con l’immaginazione di noi stessi. Che trascende la quotidianità. Autori come Michele servono a far deragliare le idee preconfezionate di moda.
LOI: Quanto è stato facile - o difficile - riuscire a raccontare qualcosa di così vicino a noi, senza un grande distacco temporale e senza che il tempo abbia permesso di far decantare gli avvenimenti dandone pieno valore?
MLF: Se il distacco ci aiuta a vedere le cose in prospettiva, la vicinanza ci fa sentire parte di quello che succede. Sono il nostro corpo, la nostra mente che lo sperimentano.
LOI: Che funzione svolge, secondo lei, la moda nel mondo contemporaneo?
MLF: Potremmo dire che oggi la moda è quella disciplina capace di raccogliere tutti gli stimoli e di rimetterli in gioco. È terreno di traduzione e interpretazione. È nel XXI secolo, lo spazio di una cultura condivisa. È il centro da cui si amplificano gli impulsi e si innescano i processi di innovazione. Sul campo della moda si giocano incontri che vedono coinvolti attori provenienti da tutti i settori della vita sociale, culturale, economica.
LOI: Nella moda è più importante la funzionalità o l’estetica? E quale direzione ha scelto l’industria della moda tra queste due caratteristiche essenziali, che convivono in un capo, un accessorio o un’immagine di moda?
MLF: La mia risposta immediata è l’estetica o forse sarebbe meglio dire l’idea che c’è dietro una collezione, un abito. La poetica di un autore che diventa gesto inatteso. Iperbole vestimentaria. Realizzazione di un progetto che ci fa desiderare qualcosa che non sapevamo di desiderare. Io faccio una differenza tra quella che definisco moda e quello che definisco vestirsi. E ricordiamoci che essere nella moda che non vuol dire essere alla moda.
LOI: Che ruolo giocano i social media nel racconto della moda?
MLF: I social media influenzano moltissimo sia nel bene che nel male il racconto della moda. Ci informano in presa diretta. Vediamo le sfilate quando accadono e vediamo come si vestono celebrities e passanti nel mondo intero. Sono strumento utile per chi vuole proporre il suo lavoro e farsi conoscere. L’immediatezza dei social ha eliminato l’intermediazione e questo fa circolare anche informazioni errate, alimenta idee sbagliate su quello che realmente dovrebbe essere il nostro rapporto con il corpo e gli abiti. Quindi direi che i social sono uno strumento utilissimo di informazione ma come per tutto anche per la carta stampata bisogna capire come usarli. Esercitare il senso critico.