Fashion

Intervista esclusiva a Ashley Graham

«Non sono una modella taglie forti, sono una modella della mia taglia». 30 anni, americana, la prima top al mondo a sfidare la 40, ridefinisce le regole e rifiuta le costrizioni. Una battaglia “body positive” per l’accettazione di ogni tipo di fisicità
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«Ho paura che diventerai grassa come mia madre». Questo il pretesto del fidanzatino di una giovane Ashley Graham per rompere una relazione durata appena qualche mese. Siamo in pieno Nebraska all’inizio degli anni 2000 ed è così che l’adolescente scopre in modo brusco quello che accetterà inizialmente come una certezza: il suo corpo è diverso. 1.75 m d’altezza, un seno abbondante e una taglia 50, una bellezza di second’ordine per alcuni, un desiderio proibito per altri. Tuttavia quello schiaffo morale si è rivelato tanto brutale quanto formativo: affrontare fin da giovanissima la fabbrica pericolosa di quel che si chiama l’ideale femminile e il corpo perfetto. Eppure oggi è una delle 10 top model meglio pagate al modo (ha avuto un giro d’affari di 5,5 milioni di dollari nel 2017), ha posato per decine di copertine e campagne prestigiose passando da Vogue ad Harper’s Bazaar e Calvin Klein solo per citarne alcuni. E la cosa più sorprendente? Non ha perso un grammo  - a cambiare è stato qualcos’altro: «Il modo in cui guardo il mio corpo», dichiara nella sua autobiografia, “A New Model: What Confidence, Beauty, and Power Really Look Like”, dove racconta dettagliatamente le lacrime, ma soprattutto il suo successo fuori dalle regole. Oggi è anche la figura di spicco di un movimento per l’accettazione di ogni tipo di fisico chiamato “body positivism”, una lotta che la modella conduce contro l’industria, i social e soprattutto con se stessa, giorno dopo giorno. Un processo che Ashley intraprende lentamente fin dalla prima adolescenza: all’età di 12 anni, di una bellezza innegabilmente sublime, viene notata in un centro commerciale e scritturata da un’agenzia di modelle; avvia la sua carriera a New York, in un settore che non riesce a nominare senza fare una smorfia: “taglie forti”. «Sono passata da bellezza formosa a modella grassa. Ogni volta che mi capitava di dire quel che facevo, dovevo giustificarmi in fretta e specificare “no, no voglio dire modella plus size”» spiega. 

La moda, quella vera, quella che desideriamo, fatta di bronci e di passerelle è disseminata di ostacoli. Le agenzie le chiedevano sistematicamente di dimagrire senza vergognarsi di intimarle in modo sarcastico:”Dovresti smetterla con la cioccolata, Ashley”. Gli stylist le dicevano che davvero non riuscivano a trovare nulla della sua taglia; tutti non facevano che ripeterle che al massimo sarebbe diventata una modella per i cataloghi di vendita per corrispondenza. Eppure proprio quando stava per gettare la spugna e tornarsene a casa dalla famiglia si è resa conto di avere una missione più importante da svolgere: «Mia madre mi ha ricordato che la vista del mio corpo poteva cambiare la vita di qualcuno». Se la magrezza estrema delle modelle classiche testimonia una costrizione, la silhouette di Ashley racconta al contrario una liberazione, un messaggio che lei avrebbe certamente sognato di ascoltare quando era bambina. 
La modella ha fatto queste rivelazioni nel 2015 ad un Ted Talk. Durante il suo discorso ha raccontato del suo amore crescente per “le mie pieghe, la mia cellulite, le mie cosce che si toccano. Amo tutto di me. Ogni corpo è unico, quindi spetta alla moda proporre ideali tanto diversi tra loro quante sono le donne” e ricordato che, secondo i criteri dell’industria, “la maggior parte delle donne è considerata in sovrappeso”. A seguito di questo intervento, che ha avuto più di 5 milioni di visualizzazioni ed è stato ripreso dalla stampa internazionale, Ashley è stata la cover-girl della rivista “Sports Illustrated”. Celebre per le sue copertine con ragazze svestite, esili e ammiccanti, la presenza della Graham annuncia un cambiamento radicale: tutte le donne sono libere di amarsi, di esporre il loro corpo. 
Quel momento segna secondo lei una vera svolta. «La risposta è stata incredibilmente positiva: all’improvviso una grande comunità di persone, tra cui molte celebrità, ha cominciato a parlare apertamente della propria battaglia per l’accettazione del proprio corpo». “Il personale è politico”, dicevano le femministe negli anni 60. Un messaggio che Ashley applica nel quotidiano: la sua forza è gettare ponti tra interiorità ed esteriorità, apparenza e sostanza, militanza e impero dell’effimero. In effetti oltre che una carriera in costante ascesa, la modella ha costruito un vera comunità di fan con più di 7,2 millioni di follower su Instagram e porta avanti tanto micro quanto macro azioni. 

Dopo aver visto una foto della sua pancia postata dalla stessa Ashley, un “leone da tastiera” le ha chiesto se fosse incinta, lei non ha esitato a rispondergli di getto, «no, è soltanto ciccia». In occasione della sfilata del 2016 di Victoria’s Secret quando sfilavano solo donne d’estrema magrezza, la Graham ha pubblicato una sua foto photoshoppata che la ritraeva sulla passerella con un paio d’ali da angelo (la tradizione del marchio di lingerie). Ha commentato: «Ho avuto le mie ali!» per ricordare al brand la mancanza di diversità nelle taglie. «Sono fiera di essere una body activist, di promuovere e rappresentare la diversità tra i corpi: la bellezza non ha nulla a che vedere col peso ed è importante insegnare alla prossima generazione a stare bene nella propria pelle e a celebrare le differenze invece che volerle cancellare» aggiunge. Ashley non perde occasione di fare di ogni carenza una florida iniziativa: se non trova un abito nella sua taglia lavora con Marina Rinaldi, di cui è la musa ispiratrice, e adatta quel modello ad altre corporature; disegna anche il suo intimo. 
«Essere una top model non è più una questione di zigomi alti, ma significa essere un’azienda, un marchio, una donna d’affari» afferma. Una visione che nel 2017 l’ha fatta entrare nella prestigiosa classifica “30 Under 30” di Forbes, che seleziona le trenta persone sotto i trent’anni con le carriere più eclatanti. Una missione che Ashley persegue con passione: è stata invitata a parlare alle Nazioni Unite, quindi ha fondato ALDA, un collettivo di modelle, per dare visibilità a donne di ogni taglia e per promuovere l’evoluzione dei canoni estetici.
Oggi la è la capofila della diversificazione di un mercato: lo testimoniano i successi di modelle come Paloma Elsesser o Barbie Ferreira; senza dimenticare iniziative come Fenty Savage, la linea di intimo di Rihanna, per tutte le taglie, carnagioni, identità di genere (Rihanna che a proposito festeggia il fatto di aver preso peso). E Ashley aggiunge: «Il concetto di bellezza muta da paese a paese in quanto viene definito da ciascuna società, quindi come si può parlare di perfezione? Io non sono una modella taglie forti: sono una modella della mia taglia».

Foto Danny Love

Styling Donatella Musco

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