Clara Daguin: wearables a Première Vision
“È semplice: quando un oggetto è funzionale, ma non ti emoziona, ti annoia.“ Clara Daguin è partita da questo principio per disegnare tecnologie indossabili, ovvero abiti che montano sofisticati dispositivi elettronici o realizzati in tessuti d’avanguardia. Fashion designer diplomata all’ENSAD di Parigi e al California College of Arts, era tra i 10 finalisti al concorso di Moda e Fotografia di Hyères 2016. Il suo è un approccio da direttore creativo, più che da ingegnere. Lo scorso febbraio alla unit “Wearable Lab” della fiera tessile Première Vision a Parigi, Clara ha presentato “Aura Inside" un abito che si anima con la nostra energia. “Quando mi chiedono il perché ho deciso di usare circuiti e luci che il interagiscono con il cuore rispondo che, al pari di ricami, devono innanzitutto rendere i miei abiti belli.” I devices sono onnipresenti nella nostra quotidianità e influenzano le nostre vite tanto quanto quelle di chi crea moda. Ma se le fashion tech sono nate con scopi puramente pratici, le sempre più frequenti collaborazioni tra i big di Silicon Valley e i brand del lusso mostrano come questi due mondi agli antipodi si stiano avvicinando grazie a prodotti raffinati e fashion. L’ultimo esempio è Hèrmes, una delle aziende che ha fatto dell’eleganza tradizionale la sua cifra stilistica, che firma con il suo iconico cinturino a doppio giro l’Apple Watch. Alla Wearable Lab la mostra “Reveal the invisible” svela il processo creativo dietro agli abiti di Clara. Lei, ex designer di Margiela, Hussein Chalayan, Alexander McQueen e Iris van Herpen, mantiene il savoir-fare artigianale della couture esplorando le possibilità date dalle innovazioni. La collezione “Body Eletric” mescola chip e moulage perché “quello che voglio sottolineare è la relazione che si crea con il corpo e con l'essere umano: senza, l’abito non avrebbe significato”.