Interviste

Rosh Mahtani Alighieri

Sono passati ormai più di settecento anni da quando Dante Alighieri scrisse la sua Commedia, ma oggi Rosh Mahtani, fondatrice del brand di gioielli Alighieri, le dà vita nuova: in oro.
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“Nel mezzo del cammin di nostra vita.” È l’incipit più famoso della letteratura italiana. Sono passati ormai più di settecento anni da quando Dante Alighieri scrisse la sua Commedia, ma oggi Rosh Mahtani, fondatrice del brand di gioielli Alighieri, le dà vita nuova - in oro.  

Rosh, nata a Londra, cresciuta in Zambia e laureata all’Università di Oxford, incontra Dante per la prima volta nella sua città natale, Firenze, l’estate prima di studiare la Commedia all’università. Si è innamorata subito del poema per la sua natura “universale e visiva.” L’ultimo di questi aspetti particolarmente affascinante per la dislessica Rosh, che è solo l’ultima di una lunga lista di artisti ispirati dalla Commedia, da Botticelli a Dalì.

L’idea di Alighieri le è venuta tanto istantaneamente quanto il fascino che l'ha colpita. Racconta: “Quando leggevo, per esempio, il nono canto dell’Inferno, quello su Medusa, vedevo serpenti dorati strisciarmi tra le dita.” Ma solo dopo essersi laureata, in un periodo in cui si sentiva persa (smarrita, si potrebbe dire), ha iniziato a pensarci sul serio. Ricorda: “Non sapevo cosa fare nella vita, dove vivere e – con il cuore un po’ spezzato – non sapevo nemmeno cosa avrei potuto fare con le mie mani.” Così si è iscritta a un corso di fusione a cera persa e, rileggendo la Commedia - che portava con sé ovunque, come una bibbia, in quel periodo in cui credeva di non sapere niente - ha iniziato a creare i gioielli che aveva immaginato durante la sua prima lettura: cento moderni cimeli ispirati ai cento canti della Commedia.

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Ma Rosh non crea solo gioielli. Accessori per cappelli, gioielli per uomo, segnalibri indossabili, fanno tutti parte della collezione Alighieri. L’anno scorso ha creato una capsule collection con la designer australiana Anna Quan, di capi classici come pantaloni palazzo neri e camicie bianche, azzimati con dorati bottoni e gemelli firmati Alighieri. Forse perché Rosh dice che non si sente designer di gioielli: “non ho mai studiato i gioielli e ho conosciuto designer che li hanno studiato per anni: ecco perchè trovo difficile dire che io lo sono.” Forse è anche perché prima di avere una passione per i gioielli (che da teenager cercava incuriosita nei mercatini di Londra) aveva una passione per gli oggetti. La sua infanzia in Zambia è stata “idilliaca” ma anche insolita. Là, collezionava conchiglie e pietre. “Avevo una collezione famigerata. Passavo ore a categorizzare i miei tesori. I miei pensavano che fossi matta.” Poi un giorno trovò un fil di ferro e provò a trasformarlo in un anello: “Amavo fare gioielli da oggetti che non hanno a che fare con gioielli.”

Andando avanti niente è cambiato. Il best seller di Alighieri, la collana ‘Il Leone,’ è sia un oggetto trasformato in un gioiello, sia frutto della sua infanzia in Zambia. “La mia scuola elementare in Zambia si chiamava Simba e alla fine di ogni trimestre i maestri davano tre sticker, bronzo, argento e d’oro, alla forma di medaglione con il leone. Quanto li desideravo! E finalmente, l’ultimo trimestre prima di tornare a Londra, ho vinto quello ora. Ero felicissima!” Ovviamente è ispirato anche alla Commedia: il leone è una delle tre fiere che impediscono la via di Dante all’inizio della Commedia e, per Rosh, è un promemoria che la invita al coraggio. L’oggetto trasformato non era altro che una moneta antica con il Leone di Venezia, trovata in un mercato dell’antiquario due anni fa a Venezia. “Ho fatto una stampa in cera persa: l’ho rotto e rifatto.” È il processo che usa sempre. A Rosh piacciono le cose imperfette, stagionate dalla vita, come Dante e i suoi personaggi nella Commedia, come tutti gli esseri umani. In un mondo d’imperfezioni come il nostro, sia quello d’oggi che quello di settecento anni fa, abbiamo sempre bisogno di rendere queste imperfezioni più belle, che sia attraverso terzine, o attraverso l'oro.

 

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