The Now Icon: Alice Pagani
Con un viso e un carrè tra Louise Brooks, la Valentina di Crepax e Natalie Portman in “Leon”, la cover girl Alice Pagani ha conquistato Sorrentino e Andrea De Sica, che l’ha voluta in “Baby” e nel suo nuovo horror romantico "Non mi uccidere". Ed è diventata un idolo teen amatissimo dalle coetanee.
Con due milioni di followers, Alice Pagani non ha rivali su Instagram tra le attrici italiane. Eppure... «Mi rimproverano di non utilizzare abbastanza Instagram per promuovere il mio lavoro. La verità è che mi interessa che la gente vada a vedermi al cinema, non che mi metta dei likes sui social», sottolinea l’attrice ventiduenne. A settembre ha finito di girare in Alto Adige “Non mi uccidere” di Andrea De Sica, un horror romantico, «tutto giocato in chiave meta- forica, dove la mia eroina deve combatte- re per crescere e affermarsi come donna, una storia di morte e rinascita che la porta ad abbandonare la parte infantile di sé. È stato bellissimo tornare a lavorare con Andrea, sono tre anni che crede in me. Girare durante la pandemia è stato complesso, ma la quarantena mi ha dato l’opportunità di riflettere per tre mesi sul film, di fare un lavoro chirurgico sulla sceneggiatura, un lusso che non mi ero mai potuta con- cedere. Quello che amo del mio personaggio è che impara ad accettare il dolore e a farne luce: soffre tanto, ma combatte per rimanere una sognatrice. Per calarmi nella parte ho attinto alla musica di Björk, che nelle sue canzoni ha sempre affrontato il tema della nascita e della morte. Durante le riprese ho ascoltato tutto il tempo “Homogenic”, e guardato film coreani d’azione come la serie “Chocolate”».
E adesso?
Come artista e come attrice... devo stare a casa e lavorare su me stessa e stare attenta a non sciuparmi. Ma è dura perchè anche se noi artisti siamo dei nottambuli – io posso scrivere o guardare film tutta la notte – la benzina vera dell’arte è la vita, lo scambio con gli altri, poter stare insieme, abbracciarsi.
Come sei diventata attrice?
Da piccola soffrivo di una malattia molto rara, la porpora di Schoenlein Henoch, per cui quando avevo 11 anni sono addirittura finita su una sedia a rotelle e mi hanno ricoverato a lungo in ospedale. Per farmi passare il tempo mi avevano regalato una macchinetta fotografica e io scattavo e scattavo le mie lentiggini, che mi affascinavano tantissimo, e le postavo su Facebook. E su FB mi ha contattato Alessio Albi, un fotografo con cui lavoro ancora adesso. Ho posato per lui e per un altro fotografo, entrambi hanno insistito con mia madre dicendo che ero fotogenica e che in video venivo fuori tantissimo, per cui poteva aver senso iscrivermi a una scuola di recitazione. Mia madre si era informata, senza dirmi niente, ma le scuole costavano troppo per noi che non eravamo benestanti. Qualche anno dopo mi ha fermato un fotografo a Roma (vivevo ancora nel mio piccolo paesino delle Marche) dicendomi la stessa cosa. All’inizio ero incerta, avevo molta paura, poi piano piano è stato il cinema a darmi delle conferme. La più grande me l’ha data Sorrentino scegliendomi per “Loro” (il film su Berlusconi del 2018, nda). Da lì in poi sono andata avanti per scelta consapevole.
Nel film eri un’olgettina?
Un’ingenua ragazza veneta che quando realizza che la vogliono trasformare in ragazza del bunga bunga non ci sta. Sono occorsi sette lunghi provini per entrare nel cast di Sorrentino, e solo due per “Baby” (la serie Netflix uscita per tre stagioni a partire dal 2018 sulle giovani squillo romane, nda). Per Andrea De Sica sono stata l’oggetto di un colpo di fulmine: quando mi sono presentata volevo fare la spaval- da, ma ero così imbarazzata che sono inciampata e caduta per terra. Credo che la finta sicurezza e reale fragilità fossero le caratteristiche che cercava per Ludovica.
Cosa hai portato al personaggio?
Ludovica è tosta e alla fine simpatica nella sua antipatia, mentre leggevo la sceneggiatura me ne sono innamorata perché capivo molto bene quel senso di autodistruzione così forte. La volontà di autodistruzione è tipica della mia generazione, dove gli attacchi di panico sono diffusissimi, perché il mondo va troppo veloce. Per Ludovica ho guardato tantissimi anime, mentre il resto dei personaggi attorno a lei sono molto reali. Ludovica è stata pensata scorbutica e pulp, poi è diventata comica nella sua antipatia.
Con Benedetta Porcaroli eravate/siete rimaste amiche?
Siamo state ottime colleghe. Più che amiche sul set siamo diventate due sorelle, che a volte si amano e a volte si scontrano, e in questo modo crescono.
Gli stilisti ti corteggiano e piaci alle tue coetanee anche per il tuo look così definito. Il caschetto trademark è un omaggio a Valentina, a Louise Brooks?
Il caschetto che ho portato per tutta la vita fino a tre mesi fa e a cui probabilmente tornerò presto è un’idea di mia madre, che è un’esteta. Un caschetto da Valentina per incorniciare i miei occhi grandissimi che “divoravano” letteralmente la mia faccia quando ero bambina
La tua estetica?
Amo il grunge, lo stile di Courtney Love e Kurt Cobain e più in generale la moda degli anni ʼ90.
La ricerca estetica su te stessa che fai sul tuo Instagram è interessante. Per il resto come lo utilizzi?
Non passo le giornate sui social perché non voglio riempirmi la testa di input inutili. Credo che dobbiamo tutti lavorare su noi stessi e tirar fuori contenuti originali da dentro di noi, piuttosto che interessarci superficialmente a migliaia di cose, per quanto belle, che possono attrarre la nostra attenzione per un attimo.
Con Nicholas Hoult sei la testimonial delle fragranze Emporio Armani Stronger with You e In Love with you.
Mi hanno raccontato che Giorgio Armani ha visto una mia foto tra tante modelle e attrici e l’ha scelta senza neanche chiedere chi fossi. Non avevo mai fatto parte del mondo della moda, da Armani la concepiscono in modo così cinematografico... girare la campagna con Nicholas Hoult è stato come girare un film. Adoro vestirmi con gli abiti in velluto di Armani, non c’è niente al mondo che faccia sembrare più bianca la mia pelle.
Ti sei definita un’artista... fare l’attrice è la tua vocazione definitiva?
Credo che fare l’attrice sia la mia vocazione, ma è un mestiere che si nutre di tante forme d’arte. Io ho frequentato il liceo artistico e il mio account Instagram porta il titolo di un quadro (Opheliamillaiss, riferimento al dipinto dell’eroina shakespeariana del preraffaellita John Everett Millais, nda), mi piacerebbe poter usare il mio corpo come Marina Abramović, per appropriarmi dello spazio che gli sta attorno trasformandolo in spazio artistico. Un metodo che sto cercando di sviluppare, al momento solo come ricerca personale.
Con quali registi sogni di lavorare?
Con Tim Burton, perché sono cresciuta con il suo immaginario. E con Gaspar Noé, il suo cinema così crudo mi affascina: è un regista che ti chiede l’anima. Ho adorato il suo “Climax”: gli attori sono dovuti sempre stare nelle anime possedute dei personaggi. Quando giro dico addio alla mia vita come Alice e entro in un film, inizio a respirare come il personaggio del film, a camminare come il personaggio del film.
C’è una storia che ti piacerebbe raccontare al cinema?
AP: Quella mia e di mia madre. Sono diventata donna cresciuta da una donna, nelle case popolari, tra tantissime etnie. Per me era normale, ma il fascismo in un paesino come il mio quando ero piccola era ancora molto radicato; ho assistito a moltissimi episodi di discriminazione. Per questo mi piacerebbe saper dare risposta con un film a istanze fondamentali per la nostra epoca, come Black Lives Matter: mi è occorso tanto tempo per capire che la discriminazione che ho visto da piccola era disumana e intendo usare anche i social per passare questo messaggio.
Cosa ti piace di Roma, oltre alla mentalità più aperta?
Di Roma mi piacciono le passeggiate: per pensare ho bisogno di camminare e Roma è bellissima, guardi case diroccate e palazzi nobiliari e respiri la stessa armonia. Quando mi sento piccola vado in piazza Venezia, guardo l’Altare della Patria e quando vado via mi sento più grande.
Ci sono attrici, o attori, che sono per te un modello di riferimento?
Monica Vitti. E Angelina Jolie, per il suo passare dalle tenebre alla luce. Ed anche Winona Ryder.
Una cosa che hai voglia di raccontare e che non ti ho chiesto?
Da appassionata di musica sto prendendo lezioni di canto. Al momento solo per far diventare la mia voce uno strumento più docile per il cinema. Poi, chissà...
Photographer Rhys Frampton
Creative Direction & Styling Luca Falcioni
Hair stylist AnastasiaStylianou
Makeup Artist Fulvia Tellone using @armanibeauty
Manicure Martina Di Crosta
Photographer Assistant Danny Walker
Stylist Assistenti Carla Donadio Mihaela Popa
Special thanks to Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel (romecavalieri.com)