La storia infinita di Yohji Yamamoto
Chi veste Yohji Yamamoto non sta scegliendo un designer, ma una filosofia di vita. In quegli abiti spesso lunghi, a volte sbuffanti, altre sfilanti e quasi sempre sfidanti, c’è la voglia di dire al mondo che le convenzioni sono fatte per essere superate. Che non c’è un solo modo di intendere la bellezza, anzi che il bello può arrivare da un tessuto tormentato, una spalla asimmetrica, un punto vita evidenziato da una serie di spaccature concettuali, che svelano la pelle evitando di proposito i cliché della seduzione. A Yamamoto non interessa stupire il pubblico, si disinteressa delle tendenze perché lui ha in mente un ruolo diverso per la moda. Nelle sue mani gli abiti diventano poesie da indossare, i cui versi sono a volte criptici, forse per non offrire a chi li indossa un’interpretazione univoca e pre-definita. Di stagione in stagione ritornano in passerella gli elementi chiave della sua estetica, rielaborati e rivisti, mai stravolti. Come capitoli di un’unica, grande storia.