La ribellione romantica di Valentino
«Non mi interessano i generi o le categorie delle persone, non mi interessa l’età o la taglia... Siamo semplicemente umani. Con questa collezione ho voluto scrivere un messaggio di inclusività che abbattesse ogni tipo di barriera». Pierpaolo Piccioli sceglie ancora una volta la passerella per scrivere il suo verbo di stagione. E mentre l’aria della tenso-struttura viene tagliata dalle note di Billie Eilish, suonate live da una raffinata orchestra, la passerella si anima della nuova Valentino. Nel mood board di stagione immagini di August Sander e opere di Marlene Dumas, scatti New wave di Annie Lennox e frammenti di punk culture, fiori romantici ritratti da Inez & Vinoodh e Grace Jones trasformata in dea da Jean-Paul Goude. Accanto il runway order che per la prima volta vede insieme uomo e donna in una successione di look al femminile punteggiate da qualche outfit maschile, in una conversazione di generi che diventa fluida e delicatamente romantica. Unica indulgenza, in mezzo a un pentagramma di rigore, gli accessori o meglio le borse (le shoes hanno suole importanti e mimano una certa andatura marziale). Le bag, esibite sul petto come una medaglia, sono frutto del progetto Valentino Garavani atelier bag e richiamano modelli storici dalle costruzioni delicate di petali di pelle sovrapposti. Quello stesso pensiero romantico annoda i look che calcano la passerella e che raccontano una modernità androgina e di rigore. «Vorrei continuare il mio discorso sull’inclusività fotografando la realtà che è intorno a me, a noi, a tutti», ha aggiunto ancora Piccioli. «Io ho scelto di fare il designer di moda, un mestiere che invita e, in un certo senso, obbliga ad assumersi delle responsabilità. E quello che ho voluto fare è un ritratto dell’oggi senza categorie. La moda deve registrare il cambiamento che il mondo sta vivendo, abbracciando e incoraggiando tolleranza ed eguaglianza». E il pensiero responsabile di Piccioli è svelato in pedana, ritmato dai 90 look che calcano il catwalk. In una conversazione che chiama a raccolta Maria Carla Boscono e Lara Stone, Kaia Gerber e Adut Akech ma anche Jill Kortleve e Leon Dame, a sancire un puzzle poliedrico di bellezza. Indosso un guardaroba esistenzialista. Ammantato di nero crepuscolare o di grey sartoriale, intervallato dalla pelle dark o dalle sete fluide, pronto a indulgere su qualche trasparenza e su qualche costruzione delicata. Con dettagli di romantici di fiori giganti, bagliori serali di cristalli fluidi e qualche rouche architettonica che regala leggerezza a un insieme rigoroso. E poi quel rosso, passione e forza che si staglia potente in una sinfonia notturna. A ricordare la storia di una maison sempre più interprete di un contemporaneous mutazione. Trasformata, da Piccioli, in una voce importante nella conversazione moderna sull’inclusività.