Fashion Week

Junya Watanabe e l’arte della scomposizione

Junya Watanabe parte da un simbolo dell’eleganza bourgeois come il trench e si diverte a ripensarlo grazie alla sua maestria tecnica votata alla sperimentazione tout court
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Se c’è una cosa che i giapponesi hanno è il dono della sintesi e Junya Watanabe non fa eccezione. Amatissimo dalla fashion people, incluso chi non lo capisce ma si vuole comunque dare un tono, il designer è di pochissime parole quando si tratta di raccontare il mood di stagione. Nella fattispecie della Primavera-Estate 2020, si è limitato a due sole: «Nessun tema», ovvero il semplice piacere di esprimere la sua maestria tecnica. Punto di partenza è il trench da pioggia, quello per intenderci inventato dal signor Thomas Burberry agli inizi del Novecento e indossato da aviatori, politici, artisti, divi del cinema per arrivare a oggi praticamente identico nella forma. Ebbene Watanabe parte da lì per dimostrare come un’icona si possa scomporre e ricomporre, trasportare in un contesto inaspettato (per esempio, lo sfondo di leggings e top coloratissimi presentati in passerella) senza perdere la propria identità. Anzi, guadagnando uno status dirompente, perché il suddetto simbolo di eleganza bourgeois accede a un piano di sperimentazione totale. Chi non lo capisce applaude e dentro di sé pensa che alla fine erano solo trench. Gli altri si domandano come diavolo faccia a lasciarli sempre a bocca aperta.

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