Design

Paul du Préc de Saint Maur: «Amo il Rinascimento. Vivo tra Parigi, New York e Corea»

Formato da Pierre Yovanovitch, l'architetto Paul du Préc de Saint Maur, che lavora tra Parigi, New York e Busan, in Corea del Sud, è un appassionato di Rinascimento italiano e artigianalità, con l'ossessione al dettaglio.

La scala monumentale del XIX secolo arricchita dall'aggiunta e dal restauro di modanature del castello in Borgogna (Oskar Proctor)
La scala monumentale del XIX secolo arricchita dall'aggiunta e dal restauro di modanature del castello in Borgogna (Oskar Proctor)

L’OFFICIEL HOMMES ITALIA: Hai studiato a Roma e a Glasgow. Perché hai scelto di studiare all’estero?
Paul Du Pré de Saint Maur: Non mi piaceva il modo di insegnare in Francia, che è molto “monosillabico” – i professori impartono la loro filosofia, il dogma, e gli studenti lo seguono – così sono andato a Glasgow, in Scozia, dove mi sono laureato all’Università di Strathclyde. Poi ho proseguito all’Università degli Studi Roma Tre perché man mano che i miei studi progredivano, mi sono sempre più interessato alle origini dell’architettura contemporanea. Quando sono arrivato lì, ero ancora in uno stile “proto-minimalista”. Ma volevo imparare qualcos’altro per arricchire le mie conoscenze. Come parte di un curriculum anglosassone, sono stato obbligato a fare uno stage tra la laurea e il master, così sono tornato in Francia.

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L'architetto Paul du Pré de Saint Maur nella boutique Bienaimé progettata con il direttore artistico Damien de Medeiro (Arthur Fecho)

L’OFFICIEL HOMMES ITALIA
Hai studiato a Roma e a Glasgow. Perché hai scelto di studiare all’estero?
Paul Du Pré de Saint Maur: Non mi piaceva il modo di insegnare in Francia, che è molto “monosillabico” – i professori impartono la loro filosofia, il dogma, e gli studenti lo seguono – così sono andato a Glasgow, in Scozia, dove mi sono laureato all’Università di Strathclyde. Poi ho proseguito all’Università degli Studi Roma Tre perché man mano che i miei studi progredivano, mi sono sempre più interessato alle origini dell’architettura contemporanea. Quando sono arrivato lì, ero ancora in uno stile “proto-minimalista”. Ma volevo imparare qualcos’altro per arricchire le mie conoscenze. Come parte di un curriculum anglosassone, sono stato obbligato a fare uno stage tra la laurea e il master, così sono tornato in Francia.

LOHI: Per chi hai lavorato?
PPSM: Gilles Perraudin. Mi interessava il suo lavoro sulla pietra e sull’architettura massiva, ma il progetto su cui avremmo dovuto lavorare è stato cancellato. Così ho contattato Pierre Yovanovitch. Quando sono arrivato da lui ero ancora molto architetto nel mio modo di pensare. Questa esperienza mi ha permesso di aprirmi verso l’interno, di liberare le mie idee, d’essere più a mio agio con il mio desiderio di fare cose ispirate alla storia, con più materialità e un po’ meno valore globalista. Ho lavorato al suo fianco per due anni e mezzo, prima a Parigi e poi a New York. È stato affascinante. Molto presto, avevo 21 anni, ho avuto la possibilità di essere responsabile di un progetto molto grande, di 2.700 mq negli Hamptons che mi ha permesso di entrare nel vivo della questione. Due anni fa, poi, ho lanciato il mio studio e ora sono associato a Ahyun Claire Son, che ha un’ampia esperienza come architetto nel settore del commercio retail, con progetti con Louis Vuitton, Dior e Dolce & Gabbana.

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La Residenza L.B. in Borgogna (Chevets Camillo)

LOHI: Qual è stato il progetto che vi ha fatto iniziare?
PPSM: La ristrutturazione di una fattoria in Borgogna, la L.B. Résidence – LB sono le iniziali del proprietario –, rispettando le parti originali. Poi un altro progetto a Digione, e dopo il primo negozio di profumeria Bienaimé di Cecilia Mergui. È una grande collezionista di oggetti, disegni e mobili Art Déco che si è imbattuta in un contenitore di cipria di Robert Bienaimé, che era un grande profumiere degli anni ’30 e ’40. Cecilia ha deciso di acquistare il marchio per dargli nuova vita. Per lei abbiamo creato una vetrina ispirata a quegli anni, rimanendo fedeli ad alcuni codici ma aggiungendo un tocco di modernità. È stato con questa boutique che abbiamo iniziato a esprimerci come architetti veri e propri, perché avevamo quasi carta bianca. Poi è arrivato il progetto di rue de Valois, che è appena iniziato.

LOHI: E il castello in Borgogna...
PPSM: È stato un grande progetto, grazie ad amici della mia famiglia. C’erano alcuni elementi forti, ma molte cose andavano rifatte, dai soffitti alle boiserie. Abbiamo preso tutti gli elementi, li abbiamo classificati e, sulla base di questo, abbiamo reinventato un luogo che fosse coerente con ciò che era in origine, ma anche con ciò che amiamo, cioè l’architettura rinascimentale. Abbiamo optato per le tonalità del rosso per il salone, con un gioco di neri che non si vedrebbero mai nell’architettura del XIX secolo ma che, alla fine, funzionano molto bene. Abbiamo avuto la fortuna di lavorare con clienti molto aperti.

LOHI: Avete progetti anche all’estero?
PPSM: Un attico nel quartiere Tribeca di New York, per un produttore di hip-hop. La vista è sublime. Abbiamo usato molta pietra. Nei nostri progetti cerchiamo di lavorare con materiali naturali, spesso lo stesso materiale ma con finiture diverse per creare veri e propri contrasti. Infine, con la mia partner, che è coreana-americana, stiamo discutendo per un progetto a Busan, due edifici destinati all’ospitalità.

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La boutique Bienaimé progettata con il direttore artistico Damien de Medeiros (Damien de Medeiros, Arthur Fechoz)

LOHI: Si potrebbe definire la vostra firma?
PPSM: Non ci piace dire che abbiamo già una firma, sarebbe limitante... Ma vorremmo essere riconoscibili, e la gente ci dice che il nostro lavoro è riconoscibile. Allo stesso tempo, stiamo lavorando a una sorta di appartamento-palazzo in rue Saint-Marc, nel 2° arrondissement di Parigi, che sarà il nostro showroom. Lo abbiamo acquistato e lo andremo a creare a nostra immagine e somiglianza, per mostrare il nostro stile.

LOHI: In termini di materiali, colori e epoche, cosa ti rispecchia?
PPSM: L’architettura del Rinascimento italiano. Quindi, lettore, se ci senti, commissionaci un palazzo a Venezia. Mi piacerebbe molto, perché credo che quello sia il momento dell’architettura in cui si gioca con il classico, ma lo si reinventa a partire da un’architettura totalmente immaginata. Perché all’epoca non esisteva veramente l’archeologia. Così hanno immaginato come potessero essere gli edifici dell’antichità, con risultati più o meno convincenti. È questo che trovo interessante di quest’epoca: siamo così lontani dall’architettura che ci ispira che non possiamo rifarla. Come noi, siamo abbastanza lontani dall’architettura rinascimentale da non poterla rifare oggi. Possiamo solo trarne ispirazione e tradurla. A differenza degli anni Trenta, per esempio, che sono molto vicini e dove si è più soggetti alla riedizione. Con Claire, oltre al Rinascimento, amiamo il massimalismo classico parigino, con la pietra, i grandi volumi e le boiseries. La nostra architettura è monumentale e sacra.

LOHI: Ha dei mentori e, se sì, chi sono?
PPSM: Sembrerei pretenzioso se dicessi di no. Nel periodo rinascimentale c’erano molti mentori. Tra quelli rinascimentali ce ne sono molti e, più recentemente, ci sono architetti che si distinguono come Edwin Lutyens.

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Un ambiente del castello in Borgogna. Traversi delle porte dipinti da Pierre de Saint Maur, busto di Beethoven di Antoine Bourdelle, divano Carlo di Paul du Pré de Saint Maur (Damien de Medeiros, Arthur Fechoz)

LOHI: I vostri progetti iniziano con dei taccuini di ispirazione, con una narrazione?
PPSM: Si parte sempre da un dialogo durante il quale cerchiamo di capire il nostro cliente e il suo modo di vivere. Per esempio, per la rue de Valois, il cliente ci ha parlato del suo amore per il Palais Royal e per le boiseries, così abbiamo lavorato su alcuni motivi della falegnameria che si potevano trovare nel Palais Royal. All’inizio può essere un po’ difficile per il cliente farsi capire. Le domande sono tante e questo ci aiuta a capire meglio le sue aspettative: è una questione di dialogo e di parole, più che di immagini, almeno all’inizio.

LOHI: Hai lanciato la tua prima collezione di mobili chiamata Cinquecento in omaggio al Rinascimento italiano.
PPSM: Si tratta di una collezione di otto pezzi, tra cui il divano Carlo, la poltrona Andrea, il pouf Filippo che conserva l’essenza delle sedute mediorientali, i comodini Camillo e Francesco ispirati ai templi e poi alle chiese, una semplice pianta rettangolare che ha subito distorsioni o aggiunte per renderla più solenne, il tavolino Lorenzo con il suo cerchio all’interno di un quadrato così tipicamente rinascimentale, e il letto Michelangelo che evoca sia la solidità di una casa che la delicatezza di un’opera d’arte... Attraverso il loro design e la loro materialità, sono tutti radicati in un patrimonio storico pur rimanendo veramente contemporanei. La nostra seconda collezione, attualmente in preparazione, si concentra su strumenti di illuminazione curvilinei ed è già sul nostro sito.

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La Residenza L.B. in Borgogna (Chevets Camillo)

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