The Genoma Theory
Possono sembrare due fenomeni separati, ma la diffusione dei test casalinghi del Dna e la rinnovata popolarità dell’astrologia hanno molto in comune: entrambe rivelano la nostra disperata curiosità di conoscere il futuro. L’ansia di sapere come staremo e come diventeremo se da una parte spinge sempre più persone a leggere l’oroscopo, dall’altra invoglia i più scettici delle stelle a ricorrere a un metodo all’apparenza più scientifico: fare un test del Dna.
Il boom di vendite dei kit casalinghi è avvenuto nel 2017 quando, solo negli Stati Uniti, dodici milioni di persone (una su 25) hanno condiviso i propri dati genetici con aziende come Ancestry o 23andMe, che ha già un database di sette milioni di genomi. Che cosa spinge a cedere questi preziosi dati? Il desiderio di avere più informazioni sulla salute e sulle malattie a cui si è predisposti, di ricostruire il proprio albero genealogico, ma sempre più spesso anche di ottimizzare la beauty routine con test specifici per pelle e capelli. «Quella del futuro è una bellezza personalizzata, guidata dai dati: usando l’intelligenza artificiale un algoritmo mi dice cosa è meglio per me, come nel caso dei marchi che legano i propri prodotti ai risultati di un test del Dna», spiega Liz Bacelar, amministratore delegato della società di consulenza The Current, che aiuta i brand a diventare più high-tech. Fare un test beauty è semplice: si risponde online ad alcune domande, si manda un campione di saliva o un capello e dopo qualche settimana si ottengono i risultati. Ed è qui il loro limite più grande: «I test casalinghi attualmente diffusi danno informazioni molto generiche. Possono solo fare ipotesi a partire da dati statistici, parlando di predisposizioni senza poter dare alcuna certezza», chiarisce il professore Antonino Di Pietro, direttore dell’istituto dermoclinico Vita Cutis (www.istitutodermoclinico.com). «Il metodo più preciso per conoscere la propria pelle rimane un esame accurato di un dermatologo con strumenti specifici come il dermatoscopio».
Nonostante questo, i marchi che offrono test del Dna casalinghi sono sempre di più (il londinese GeneU permette di farlo anche in negozio, in 30 minuti) e altrettanti sono i brand che, risultati alla mano, propongono prodotti su misura. Per esempio, i kit di Orig3n - Beauty, Skin Health & Appearance, Hair e Skin Aging (non ancora disponibili in Italia) - pronosticano quando compariranno le rughe, quando i capelli bianchi o se si è predisposti a diventare calvi o stempiati. Il marchio di skincare svedese Allél, invece, da un tampone orale analizza sedici marcatori del Dna per identificare quali sono i fattori genetici che stanno guidando il processo di invecchiamento. Dal report che ne risulta propone poi un programma skincare su misura, anche se la personalizzazione è basata su analisi macro, quindi innegabilmente limitata. «Le creme create a partire dai risultati di questi test non possono davvero essere personalizzate, altrimenti dovrebbero essere uniche al mondo», specifica il professor Di Pietro che per avere rimedi davvero ad hoc suggerisce di guardare indietro per recuperare la preziosa arte della galenica. «La crema personalizzata è una cosa antica che si faceva con la galenica, la scienza di unire varie sostanze chimiche per creare rimedi su misura. Per me il prodotto galenico, fatto da un buon farmacista in sinergia con un dermatologo, è da rivalutare perché è il massimo della personalizzazione della cura». Un passo indietro nell’evoluzione tecnologica? «No», risponde la consulente per l’innovazione Liz Bacelar. Come a un astrologo serve un racconto dettagliato della persona per predire i prossimi eventi, anche nella bellezza la strada verso le rivoluzioni più high-tech richiede lunghe soste di riflessione. «Per conoscere il futuro è necessario leggere attentamente il presente. La tecnologia cambia il significato dell’essere umani ogni giorno ed è una cosa buona, ma per essere felici dobbiamo capire quali sono i limiti e imparare ad averne controllo».