Tutte le donne di Chanel
Per buona parte della sua vita Gabrielle Coco Chanel è stata l’incarnazione (e il miglior asset pubblicitario) della propria moda. Tutte volevano un cappello come il suo, maglie irlandesi come quelle che indossava lei, i bijoux bizantini di cui si ricopriva mischiandoli a perle e smeraldi veri, i suoi abiti da sera lineari resi preziosissimi dai ricami di Kitmir, l’atelier della granduchessa Maria Pavlova. Su di lei si è detto e scritto di tutto, e biografie come quelle di Edmonde Charles-Roux, Louise de Vilmorin, Paul Morand, Marie-Dominique Lelièvre raccontano un carattere singolare e una vita da romanzo. Così romanzesca da prestarsi bene al cinema come alla fiction, vedi il recente “The last collection” di Jeanne Mackin sulla rivalità tra Chanel e Schiaparelli. La sua silhouette sottile, il suo chic piccante, l’allure così evidente nelle splendide immagini in bianco e nero di Horst, si sono sedimentate nell’immaginario collettivo anche grazie a una serie di testimonial scelte per somiglianza, Carole Bouquet, Anna Mouglalis (interprete al cinema di “Coco & Igor”) Audrey Tautou (che sul grande schermo è “Coco avant Chanel”), Keira Knightley, Kristen Stewart... Alle testimonials fisicamente simili a Mademoiselle la Maison ha sempre affiancato una serie di bionde, Candice Bergen negli anni ʼ60, Catherine Deneuve nei ʼ70, Estella Warren, Nicole Kidman, Gisele e ora Margot Robbie, interprete, nell’immagine e nello spot di Nick Knight, dell’ultima fragranza, Gabrielle Chanel Essence. Protagonista dell’ultimissimo spot Chanel è invece Lily-Rose Depp, il volto di N°5 L’Eau, questa volta in versione Holiday 2019. A dirigerla, piazzandola su un flacone (vero e non virtuale) di profumo alto tre metri è Jean-Paul Goude, autore di alcune delle più memorabili campagne della Maison, dal mitico spot di Egoïste (Leone d’Oro nel ʼ91 a Cannes) alla franchise dei vari Chance, iniziata nel 2002. Passando per lo spot di Coco nel ’92, interazione tra il fantasma di Mademoiselle e Vanessa Paradis/uccello del paradiso chiusa a cinguettare in una gabbietta e spiata da un gatto persiano bianco. Video in cui Goude fa confluire la voce diffusa tra il personale del Ritz, che nelle notti di tempesta il fantasma di Coco Chanel apparisse nelle stanze dove aveva vissuto per anni, il ricordo di una gabbietta d’uccellino dorata dono del duca di Westminster intravista in quello stesso appartamento del Ritz, l’impressione che aveva avuto della giovanissima cantante, che aveva trovato così simile a Titti, il canarino della Warner Bros. Il genio immaginifico di Goude è in mostra a Milano, a Palazzo dei Giureconsulti, fino al 31 Dicembre. “In Goude we trust!”, curata dallo stesso fotografo, comprende una prima sezione dedicata alla collaborazione con Chanel, inclusiva di una performance dal vivo di “Fire Installation”, parte di uno spettacolo del 2001 creato per il lancio della Haute Joaillerie. C’è una sezione dedicata alle sue opere più emblematiche, film, disegni, ektachromes, sculture luminose, e un’installazione inedita, “Notre Dame de St Mandé and the little people”. Ma soprattutto ci si potrà godere la proiezione di “So Far So Goude”, film di 90 minuti che ripercorre l’iter del creativo, dagli esordi a New York come illustratore di Esquire all’incontro con Grace Jones, di cui sarà image maker oltre che direttore artistico delle esibizioni on stage, fino alla sfilata newyorchese di Azzedine Alaïa al Palladium e all’apoteosi del Bicentenario della Rivoluzione sugli Champs Elysées nel 1989, guidata da “un’idea di nazione senza nazionalismo”.