#Art: intervista a Laurent Grasso
Molte delle sue personali sono collocate in strutture immersive o labirintiche: perché questa scelta?
Lla mostra è una forma di compimento e un mezzo in sé. La materia artistica non è solo visiva, ma anche sonora, architettonica, contestuale, storica ed è, allo stesso tempo, quasi invisibile. Per questo motivo uso la memoria e i fantasmi dei luoghi - ma anche le onde, le frequenze, le luci e un certo tipo di vibrazioni. Da sempre nel mio lavoro è presente l’idea che tutti noi siamo attraversati da diversi flussi: è inevitabile che l’ambiente in cui è inserita l’opera produca un effetto sull’osservatore. Inoltre, nelle mie mostre cerco sempre di inserire un intero ambiente; non un unico oggetto, ma il suo contesto, così come il “fuoricampo” e tutto ciò che influenzerà l’osservatore. Nei miei ultimi progetti ho usato telecamere iperspettrali e telecamere termiche - ad esempio, per un film su alcuni luoghi sacri in Australia. L’idea era quella di individuare altri strati di realtà, altri flussi, invisibili a occhio nudo ma che oggi alcuni strumenti permettono di vedere. Questo costituisce una metafora essenziale per capire quanti elementi possano diventare materia per l’arte».
Le sue opere sottintendono le nozioni di conscio/inconscio; realtà/finzione: qual è la sua percezione del mondo e delle relazioni umane?
Lavoro in modo metodico, scientifico e razionale, ma cerco di aprirmi a nuovi punti di vista sul mondo, includendo tutti i parametri propri di un luogo o di una storia. L’invisibile non è necessariamente ciò che è oscuro; si inscrive nell’illusione di poter capire e misurare tutto. Così, nel mio progetto sull’ufficio del presidente dell’Eliseo, o in quello sui luoghi sacri degli aborigeni, l’idea era che un giorno potremo misurare ciò che ci muove e ci influenza o ciò che ci trasforma in un luogo che consideriamo “d’impatto”. Il mio lavoro è volto a una riflessione su nuovi modi di vedere il mondo grazie a teorie scientifiche che ci permettono di assumere posizioni diverse. La libertà di creare si può conquistare anche senza dipendere da un singolo contesto; questa è anche la ragione per cui sto moltiplicando le tipologie di progetti. Ad Art Basel, nell’ambito di “Unlimited”, verrà proiettato il mio film “OttO”. Il mio intento era quello di filmare le rocce e le montagne come fossero presenze umane; volevo affrontare la questione del non umano e del vivente: un tema importante oggi, soprattutto per gli artisti che ripensano il mondo vegetale, ma anche per altri soggetti esclusi dal pensiero artistico. Mi interessa anche la finzione, ma essenzialmente prendo come base il reale perché penso sia più interessante del virtuale.
Mostre personali: Installazione permanente inaugurata lo scorso febbraio all’Institut de France, quai de Conti, 23 e rue Mazarine, 3, Parigi. “Art Basel – Unlimited”, Sean Kelly Gallery / Perrotin, Basel, Svizzera, 13 -16 giugno. Art Basel – mostra personale, stand Perrotin, Basilea, Svizzera, 13 -16 giugno. Art Basel – Art Parcours, Antikenmuseum, Basilea, Svizzera, 13 -16 giugno. BienalSur “Way of Seeing. Artists of the Prix Duchamp“, Museo Nazionale delle arti decorative, Buenos Aires, Argentina, giugno-ottobre.
Foto: Isaac Marley Morgan.
Styling: Romain Vallos.
Grooming: Takao Noborio.
Assistente stylist: Alessia Ubbidini.