Mature content. È questo il titolo della personale di Keren Cytter al Museion di Bolzano. Una selezione di opere - video, libri per bambini, animazioni, disegni - che attraversa un percorso professionale iniziato nei primi anni duemila. L'artista ha da poco passato i quaranta e porta la frangia, a volte nera, altre bionda. Nonostante il percorso espositivo, ma anche il titolo della mostra, sia incentrato sul tempo, Cytter sembra aver lavorato molto sullo spazio. Tre camere. Tre porte. Tre dimensioni diverse. Una per l'infanzia, la più bassa, dove si deve entrare in ginocchio, una con una porta media per l'adolescenza, una per gli adulti, l'unica con una porta classica. Ha provato ad usare tutti gli elementi dello spazio: le entrate, le finestre, i riflessi e le proiezioni della luce, mescolando i disegni con i video, usando il soffitto per appendere le bandiere per interagire. La sfasatura è l'elemento più comune davanti alle opere di Cytter: il tempo non è mai lineare, le cose accadono a sbalzi. Per questo forse lo spazio è così lavorato, con minuzia, proprio perché quello, durante la mostra, resta un dato più certo, rispetto al tempo, che sfugge. Nei suoi montaggi impressioni, ricordi, sogni, ripetizioni ossessive e interventi rendono tutto poco netto.
Nella stanza sull'infanzia è appesa ad altezza bambino una serie di nuovi disegni su carta Animal Farm: The Hamster’s dream (2018). Il film che si può vedere qui è The Coming, 2018, il primo film di animazione in assoluto realizzato da Cytter. Il protagonista è un criceto, che bela come una pecora. Una trama tra film noir, thriller, documentario, soap opera e melodramma è invece quella raccontata da Four Seasons (2009). Il video, ospitato nello spazio dedicato all’adolescenza, contiene riferimenti a diversi film d’autore, da Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams a Blow-Up di Antonioni (1966). Il più recente Des Trous (2018), ospitato nello spazio dedicato all’età adulta, è un film sulla memoria. I buchi a cui allude il titolo sono infatti i ricordi. Nel film l’artista ripercorre la sua vita in Israele, presentando la famiglia e gli amici nel loro ambiente intimo e raccontando storie parallele, come quella della cantante rock locale Corinne Allal, le cui canzoni francesi fanno da colonna sonora al video.
Fanno parte del percorso diversi film già noti dell’artista, tra cui Der Spiegel (2007). La protagonista è una donna che ha superato i quarant’anni e si confronta con la sua immagine: rifiutata dall’oggetto della sua infatuazione, riconduce il motivo della sua infelicità al trascorrere del tempo. Realizzato in un solo colpo nel suo appartamento di Berlino, ha molto a che fare con il modo in cui il comportamento di gruppo e lo spazio determinano il movimento. Non è importante la narrazione, non c'è un filo unico che vuole portare lo spettatore in un posto. In un video più recente, Killing Time Machine, un gruppo di amici siedono in giro, mangiando cibo cinese da asporto, parlando di un genitore deceduto, leggendo vecchie lettere, comunicando e così via, ma tutto è molto piatto: il dialogo, l'energia. Non c'è emozione. Nemmeno il tempo. Un film fisico, una macchina. Sei consapevole che stai perdendo tempo a guardarlo ma continui per qualche motivo. E lo scopo è proprio questo, restituire la vacuità al tempo e sottrarlo al impiego a tutti i costi.
Museion
Keren Cytter, Mature content
a cura di Letizia Ragaglia
Dal 26/01 al 28/04/2019