Anri Sala al Castello di Rivoli
As you go di Anri Sala resterà al Castello di Rivoli, a Torino, fino al 23 giugno. L’artista, nato nel 1974, vincitore di premi internazionali come il The Vincent award (2014), vive e lavora a Berlino. Il titolo sintetizza a parole quel fluido movimento di immagini capace sia di inglobare lo spettatore che di lasciarlo libero nella sua compostezza. Le opere filmiche sono tre, ma trasponendole in una scultura animata se ne potrebbe fare un corpus unico. Come cerchi concentrici esse trovano punto comune nella musica e nella location, ossia il terzo piano del Castello.
Il pubblico viene accolto da Bridges in the doldrums (2016), un'installazione sonora costruita mediante ponti di settantaquattro pezzi jazz, folk e pop, figli di momenti storici differenti. L’obiettivo è quello di prospettarsi un canale di accelerazione con altoparlante, reggi rullanti e bacchette. "In musica il ponte allontana l’ascoltatore dalla canzone stessa, mantenendo viva la sua attenzione ma sospendendo le sue aspettative, fino a quando, poi, il ritornello riconferma il senso di familiarità col brano", dice l'artista.
C’è poi Ravel Ravel (2013), video in HD, che pone in concomitanza le interpretazioni di due pianisti del Concerto per pianoforte per mano sinistra, scritto da Maurice Ravel tra 1929 e 1930 e composto da Paul Wittgenstein. L'intento dell'autore è quello di accentuare la risonanza in uno spazio grazie allo sfasamento temporale tra le due esecuzioni e, attraverso la ripetizione delle stesse note, indurre l’impressione di un’eco in un ambiente completamente muto, in cui l’assorbimento della riflessione acustica annulla ogni senso dello spazio.
In Take over (2017) si ricercano accezioni significative da attribuire all’accostamento della Marsigliese e L’internazionale. Due inni di cui il primo, composto nel 1792 da Claude-Joseph Rouget de Lisle, è simbolo della Rivoluzione francese e del capovolgimento dei regimi autoritari; il secondo, rivolto ai lavoratori e alle loro lotte per l’uguaglianza, è stato originariamente eseguito sulla linea della Marsigliese. Solo nel 1888 diviene nota grazie alla musica di Pierre de Geyter.
L’ingrediente musicale in If and only if (2018) è invece messo a disposizione da Gérard Caussé, che suona Elegia per viola sola di Igor Stravinsky (1944). Quest’ultimo, usando le doppie corde nell’ottica di una polifonia a due parti, sembra regalare una meditazione sul concetto di morte. Il lavoro di Sala, in questo caso, mostra il moto di una lumaca attraverso il brano – nesso relazionale tra soggetto umano e animale.